La scelta del verbo Accogliere
Quando un progetto si esprime con soltanto un vocabolo, questo deve essere scelto con cura, vagliandone bene il significato. La scelta del verbo ACCOGLIERE è stata prima istintuale poi ragionata. Anzitutto cosa non significa, o meglio, cosa non esaurisce il suo significato:
- ospitare, nel senso alberghiero o nel senso ospitaliero
- curare, nel senso sanitario
- finanziare, risolvere con un contributo il problema altrui.
Dal punto di vista etimologico, ACCOGLIERE significa Ricevere, ma si intende soprattutto con riguardo al modo, al sentimento, alle manifestazioni con cui si riceve. Il contrario è allontanare, respingere, accomiatare, rifiutare, escludere. È un termine un po’ abusato.
Possiamo affermare che ACCOGLIERE è un verbo antropologico: presuppone che io sia disponibile a creare uno spazio per l’altro nell’ambito del mio spazio vitale, del mio vissuto. Non è un verbo soltanto fisico (spazi, luoghi, persone) ma un verbo dell’umano. Sarò disposto a che l’altro occupi, popoli uno spazio che gli ho ceduto, in termini di tempo, attenzione, energie, sensibilità, ascolto, comprensione, compassione.
Non è una scelta per chi è ‘buono’ o vuole ‘sentirsi buono’ o vuole ‘sentirsi dire che è buono’. È una dimensione dell’uomo che prevede una visione di PERSONA. È una dimensione umana che completa l’essere, senza la quale l’uomo sarebbe chiuso e isolato. In sé. Il contrario, infatti, NON ACCOGLIERE, racconta un isolamento, in ultimo dice un egoismo, cioè un ego elevato ad autosufficienza. È la grande illusione che io basti a me stesso. Le conseguenze, nella storia, dei momenti in cui si è affermata questa logica sono sempre state nefaste.
Ecco allora la scelta di accogliere come dimensione umana dell’io stesso, come scelta per esser pienamente me stesso, pienamente uomo. Ma anche accogliere come necessità sociale per costruire una dimensione umana solidale, nella quale non rinuncio a nulla di me stesso, anzi mi arricchisco della tua presenza.
Le tante solitudini
In questo quadro di significato e di senso, l’Ufficio di Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana vuole porre attenzione ai luoghi di accoglienza, terapia e riabilitazione specificamente rivolti alle persone con disabilità mentale, con l’intento di dare visibilità ad un mondo complesso e fragile, troppo spesso liquidato entro i contorni di un “disagio”. In particolare porre attenzione ai domicili, che rischiano di diventare veri e propri luoghi di segregazione, laddove mancasse una rete di sostegno solidale e i servizi territoriali necessari alla cura.
«Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti» (Francesco, 10.11.2015). Siamo inquieti perché preoccupati, per le tante solitudini che si stanno moltiplicando.
Parlare di disabilità mentale pone differenti esigenze che Accolti.it raccoglie come sfida:
- condividere le buone prassi così che diventino occasione di confronto e di percorsi professionalizzanti fra i differenti operatori;
- far sentire sempre più i familiari di una persona con disabilità mentale al centro di una rete di intenti e professionalità che trova nell’alveo della Chiesa Cattolica la sua identità di accoglienza e servizio;
- far conoscere gli interventi attuati, le risorse strumentali e professionali disponibili, le prestazioni cliniche, riabilitative e assistenziali.
- promuovere iniziative nazionali di coinvolgimento e informazione verso l’opinione pubblica e le istituzioni;
- dialogare con chiunque ponga istanze e riflessioni su questa tematica aprendo tavoli di confronto;
- affermare un modello di relazione che superi lo stigma e diventi significativo e “non escludente” in opposizione al rischio dilagante della “cultura dello scarto”.
È online il portale web (Accolti.it) aperto all’uso delle famiglie, delle strutture e dei professionisti. Ad oggi hanno aderito al Progetto 117 strutture cattoliche e di ispirazione cristiana: 28 al sud, 44 al centro e 45 al nord, diverse tra loro per dimensioni, tipologia e servizi offerti. Il prossimo sabato 13 ottobre queste strutture realizzeranno un unico Open Day, ciascuna con modalità proprie, per essere conosciute e per sensibilizzare la popolazione al tema. Le famiglie possono consultare il sito web e trovare l’offerta dei servizi per tipologia o per localizzazione geografica e contattare direttamente le strutture.
Dopo il grande Open day faremo una verifica con le strutture partecipanti e stabiliremo i passi successivi per il Progetto stesso.
Roma, 10 ottobre 2018
d. Massimo Angelelli
Ufficio Nazionale per la pastorale della salute
Direttore